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Questa non è Ibiza. Il falso mito del caro vacanze in Italia

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Di Gianpiero Scivetti

La canicola agostana, ogni anno, produce esilaranti analisi e considerazioni sul turismo ed il mondo Hospitality in Italia.

Forse per colpa della Politica in ferie e della carenza di argomenti maggiormente interessanti, giornalisti di seconda fila (I Top Player sono anch’essi in ferie) lanciano campagne stampa sensazionalistiche con lo scopo unico di fare notizia.

Quest’anno, come ogni anno, e forse ancor più degli anni passati, il tormentone estivo è stato dapprima il boom del turismo e, dopo pochi giorni, la crisi del turismo causata dai Prezzi Alti.

Tralasciando quindi le motivazioni di tanto interesse verso un Settore che, seppur strategico, per 11 mesi l’anno viene lasciato nel dimenticatoio, provo anche io a dire la mia.

Il Turismo in Italia rappresenta una fetta di PIL che nessun altro comparto può vantare. Le stime prudenti parlano del 13% ma, purtroppo, non esiste uno strumento “REALE” ed efficace di misurazione del fenomeno economico diretto ed indiretto.

Per misurarlo sarebbe necessario conoscere numero pernottamenti e, soprattutto, spesa media. Non esiste in Italia alcuno strumento capace di intercettare queste informazioni in primis a causa del sommerso che ancora oggi esiste nel comparto ma, soprattutto, sull’assenza di un sistema uniforme di rilevazione delle informazioni delle stesse imprese.

Unica fonte attendibile, ad oggi, rimane Banca d’Italia che riesce a tracciare le transazioni elettroniche dei pagamenti effettuati nel nostro Paese e, un buon statistico, potrebbe ipotizzare dei valori abbastanza vicini alla realtà.

Ogni anno si susseguono, invece, statistiche su crescita o decrescita pubblicate da associazioni, enti pubblici e\o da chiunque voglia usare questi dati a favore o a scapito del politico di turno.

Tornando, tuttavia, al tema caldo dell’Estate ‘23, il “Caro tariffe”, diventa ancor più comprensibile come la Politica, l’Opinione Pubblica e, spesso, gli stessi operatori, abbiano capito molto poco su questo tema.

Il governo ha varato decreti per bloccare l’intelligenza artificiale che determina i prezzi delle compagnie aeree, le Associazioni dei Consumatori inneggiano alla rivolta, il Cliente “Medio” che continua a voler andare in vacanza a ferragosto dimenticando che è altissima stagione.

Tecniche Manageriali di applicazione dei Prezzi raccontate come opere di tracciamento e Manipolazione atte ad estorcere denaro a poveri turisti indifesi.

Manca la consapevolezza, come in qualunque settore economico in regime di non monopolio, che il prezzo lo determina il Mercato.

I prezzi dei Biglietti aerei salgono perché c’è qualcuno che li compra. Se nessuno comprasse i prezzi si abbasserebbero.

Sembra che tutti abbiano dimenticato la bellezza di volare a 9,19,29,39 euro per regalarsi un week end in una qualunque città europea. Ovvio non a Luglio ne ad Agosto.

Sembra che tutti abbiano dimenticato quanto sia facile trovare una camera di hotel 4* in tutta la penisola con meno di 50.00 euro in bassa Stagione.

Ed i prezzi, anche in questo caso, li determina il mercato che compra poco.

Si chiama Yield (Reveue) Management. Si tratta di una banale e semplice tecnica che da oltre 60 anni esiste in qualunque comparto economico caratterizzato dalla presenza di beni non immagazzinabili.

Se oggi non vendo una camera dell’Hotel domani non potrò venderla due volte.

Si tratta di aziende in cui il conto economico è contraddistinto da una prevalenza dei costi fissi fino al 70/75%. La Composizione del conto economico dunque, determina che un Seggiolino vuoto in aereo è un “costo maggiore” che venderlo a 9.00 euro.

Ovviamente, è impensabile che si possano vendere tutti i posti a sedere dell’aereo o tutte le camere dell’hotel, tutti i giorni a prezzi bassi.

Ad ogni biglietto o camera in più venduta corrisponderà quasi sempre un aumento dei prezzi o una riduzione degli sconti. Non è truffa, non è imbroglio, serve a pagare i costi a fine mese.

Ed i costi, tipicamente incomprimibili in questo settore, subiscono ogni anno, come per chiunque, incrementi in tutte le componenti.

Ho assistito a polemiche sul costo della “Frisella”. Forse 16.00 euro, se considerato come elemento di un pasto completo può apparire alto nella ristorazione Casual. Non lo è se è l’unica consumazione su un tavolo. Il posto a sedere deve portare con sé un certo volume di ricavi. Se si consuma per 16.00 euro invece di un pasto completo il ristoratore rimette soldi.

Sulla ristorazione, poi, si apre un mondo a sé. Pensare oggi di poter andare a cena fuori e spendere meno di 40/50 euro a persona, voler mangiar bene e ottenere un servizio curato perché lo staff è retribuito secondo legge e orari corretti è IMPOSSIBILE. Ovunque siano in grado di mantenere prezzi più bassi si nasconde una fregatura.

Certo, all’incremento normale dei prezzi bisogna farci l’abitudine e saper gestire il proprio denaro con criterio sarà sempre più importante. Se si hanno basse disponibilità sarà forse meglio andare in vacanza in periodi o luoghi dove c’è meno richiesta. Se non ci si può permettere un ristorante per cena meglio declinare su altre soluzioni.

I Menù sono pubblici ed i prezzi degli hotels ed aerei sono chiari. Scegliete ciò che potete comprare e non osate oltre.

Starà poi a Voi, il mercato, premiare le aziende ed i territori che sapranno garantire il corretto Value for Money finché, aumentata la richiesta, aumenteranno i prezzi.

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