Il gruppo è tornato ai livelli pre-pandemia e prevede un aumento del RevPAR compreso tra il 5% e il 9% per il prossimo anno, grazie al ritorno del mercato cinese.
Accor ha pubblicato il 23 febbraio il miglioramento dei propri risultati, mostrando “un solido e duraturo rimbalzo dell’attività nel 2022”. Il fatturato del gruppo ha raggiunto i 4,224 miliardi di euro, in crescita dell’80% rispetto al 2021 e tassi di cambio costanti, e del 4% rispetto al 2019, anno di riferimento pre-pandemia. Forte crescita dell’attività, in particolare nel secondo semestre, quando “le performance alberghiere hanno superato i livelli pre-crisi in quasi tutte le aree”, ad eccezione dell’Asia, ancora impattata dalla politica zero-Covid.
Il numero di viaggiatori internazionali è ancora al di sotto dei livelli del 2019, con un tasso di occupazione che mostra -6%, ma è in rapida crescita, osserva il gruppo. Questa ripresa dell’attività è, inoltre, accompagnata da un aumento dei prezzi, dovuto alla forte domanda e all’inflazione.
Il RevPAR per l’intero anno ha raggiunto il +2% rispetto all’anno fiscale 2019, trainato da un ottimo quarto trimestre (+15%), grazie al ritorno dei clienti internazionali. Il margine operativo lordo (EBITDA) ha raggiunto i 675 milioni di euro nel 2022, un dato superiore alle attese, mentre era di 22 milioni di euro nel 2021, ma mostra comunque un -11% rispetto al 2019. L’utile netto di Accor ammonta a 402 milioni di euro nel 2022, rispetto agli 85 milioni di euro del 2021.
“Guardando al futuro con serenità”
Il gruppo ha aperto 299 hotel lo scorso anno (che rappresentano 43.000 camere), ovvero una crescita strutturale netta del 3,2%, raggiungendo un portafoglio alberghiero di 5.445 hotel (802.269 camere) alla fine di dicembre, parte di una pianificazione con 1.247 hotel (216.000 camere) in pipeline.
Per l’esercizio 2023, Accor prevede una crescita del RevPAr compresa tra +5% e +9%, a tassi di cambio costanti rispetto al 2022. Il gruppo conta sul ritorno dei clienti cinesi, che hanno appena visto riaprire le proprie frontiere. “Possiamo guardare al futuro con serenità, ritiene Sébastien Bazin, Presidente e CEO. I nostri marchi sono attrattivi, la nostra distribuzione è forte, i nostri team talentuosi e motivati e la nostra organizzazione si è adattata per carpire la futura crescita in modo ancora più efficace”. Il leader si augura, per il prossimo anno, di continuare “a scuotere l’industria alberghiera per rimanere il partner preferito dei nostri investitori/proprietari e dei nostri clienti”.
Sébastien Bazin (Accor): “Siamo estremamente positivi per i prossimi dodici mesi”
Dopo l’annuncio dei risultati per il 2022, il Presidente e Amministratore Delegato del gruppo e Amministratore Delegato della divisione Luxury and Lifestyle, accompagnato da Jean-Jacques Morin, Deputy CEO del gruppo, Chief Financial Officer e Amministratore Delegato della divisione Premium, fascia media ed economica, ha puntualizzato alcuni punti riguardanti la strategia di Accor.
I risultati dell’anno 2022
Jean-Jacques Morin: “Siamo estremamente fiduciosi per l’anno 2023, prevediamo una crescita del RevPAR da +5 a +9%, cosa che di solito non avviene, ma pensiamo che sia importante che gli investitori e i mercati siano consapevoli di questo bella prospettiva.”
Le previsioni per il 2023
Sébastien Bazin: “Nel 2022, i prezzi sono stati superiori di circa il 12% rispetto al 2019 e il tasso di occupazione è stato inferiore di circa il 6%. Per il 2023, crediamo che avremo ancora il vantaggio di un prezzo sostenuto, ma non necessariamente un aumento; d’altra parte, torneremo a un tasso di occupazione probabilmente superiore al 2019. Ci sono mancati ancora 150 milioni di clienti cinesi nel 2022, mentre sono tornati i clienti americani, dal 75 all’80%. L’80% dei clienti cinesi si reca in Asia, dove Accor ha una forte presenza. Per questo siamo estremamente positivi per i prossimi dodici mesi”.
La nuova organizzazione di Accor si divide in due divisioni distinte. La prima Luxury e Lifestyle e la seconda Premium, midscale ed economy.
J.-J.M.: “La nostra trasformazione corrisponde a quanto abbiamo osservato da un punto di vista strategico: consideriamo che la camera d’albergo non è solo un letto o una doccia, ma qualcosa di molto più esperienziale, dove il cliente cerca un contatto, un ambiente, un servizio che non esiste in maniera standard. E questa richiesta è stata confermata ancora di più dopo il Covid”.
S.B.: “Questa organizzazione ci consentirà di essere più efficienti in termini di competenze e tempistiche, e più razionali tra i diversi investimenti fatti per sviluppare un progetto ed aprire un albergo. Non si possono passare tante ore ad aprire un Ibis a Clermont-Ferrand, una MGallery ad Atene o con un investitore del Qatar per il Royal Monceau a Parigi, perché il capitale in gioco non è lo stesso”.
Sviluppo del segmento lifestyle
S.B.: “Siamo i leader mondiali nel segmento lifestyle, con 16 marchi su una gamma molto ampia. Oggi è il settore alberghiero più vivace al mondo, che rappresenta un terzo delle firme del gruppo Accor, ma meno del 5% della rete attuale. Ciò si spiega perché il 50% del reddito di questi hotel proviene da clienti locali, contro il 10-20% al massimo negli hotel tradizionali. Sono quindi molto meno dipendenti dalla clientela dei travelers, e quindi presentano meno rischi per i proprietari. Inoltre, dopo gli sconvolgimenti legati al telelavoro, i lifestyle hotel sono diventati i luoghi preferiti dai dipendenti che vogliono telelavorare, poi bere qualcosa al bar o andare al ristorante. Tuttavia, è un segmento molto esigente in termini di team, design, concept e promessa del marchio. Ennismore (la più grande e fastest-growing lifestyle hospitality company) è un formidabile motore di crescita per noi”.
Sviluppo di residenze con servizi alberghieri
S.B.: “Questa offerta non è nuova ma abbiamo deciso di darle forza, in termini di unicità e brand, creando OneLiving. Questa attività, che permette di apporre il nostro marchio su un edificio e di offrire ai futuri proprietari un servizio alberghiero, genera oggi 2 miliardi di dollari di fatturato a livello mondiale. Ora abbiamo 15 marchi in questo segmento e sta andando molto bene, soprattutto in Asia, Medio Oriente e Stati Uniti”.